È la sua un’opera di consegna, assai rastremata, dove a parlare è la stessa poesia con una consonanza assoluta tra le voci. Dietro, in filigrana, l’impronta asciutta semplice di un’ara.

Dal risvolto di copertina di Domenico Adriano

Grazie a un verso piano, vicino a tratti alla prosa, di mirabile nitore ed eleganza, seguiamo le vicende di un giovane militare che si imbarca per la Grecia, che tornerà a casa per una licenza e finirà poi prigioniero, presumibilmente nel settembre del ‘43 con indosso ancora la divisa estiva, nel campo di concentramento di Zwickau…

L’aedo che tira le fila della storia è la figlia stessa del prigioniero, e la sua voce, nel ricorrere al tu rivolto al padre giovane, si colora di una pietas che caratterizza l’intero racconto, accompagna il trascorrere del tempo e ne riflette quanto al di là di esso è destinato a durare.

 

Dalla presentazione di Marco Vitale

  

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